mercoledì

Diverso


Ti amo caro ragazzo proprio perché diverso.


Sei diverso come un sogno.

Appari e guidi i miei passi curiosi,

prima veloci e poi sempre più lenti , sino a te.

Ti vedo, ed ora non sei diverso.

Diverso può essere un punto da una retta ,

ma nel suo insieme, è parte di essa e la compone.

Diverso è il fuoco che spegne l’acqua,

ma senza l’uno, l’altra non si scalda,

e il fuoco da solo brucia , mentre unito ad essa,

come calore, viaggia e non fa male.

Diversa è una tempesta dal Silenzio,

ricca di ogni invenzione, ma quante cose ha in se il silenzio,

che pur non dice.

Neve, grandine , venti arrabbiati e liberi, possono mutare l’universo,

tra ghiacciai e aridi deserti…..

Nel Silenzio, senza far rumore , la Natura può parlare con un tramonto,

con il riverbero del Sole, che intreccia disegni tra gli alberi ,

a immaginare ombre che non parlano.

Una montagna può respirare nella calma di un giorno di primavera ,

dove il profumo dei fiori, tocca i sensi e libera la mente…

Il Mare può volare sull’acqua , rompendo con ali giganti, il suo ventre,

per fare posto a nuove terre, e può camminare senza toccare il cielo,

danzando piano tra la Luna e l’ultimo sguardo umano…..

Il mare si inchina e bacia l’orizzonte, come un pensiero,

troppo bello, che non vuole spegnersi.

Tutto è diverso e tutto fa parte di qualcosa, è importante ,

è utile, niente non lo è.

E tu , sei come vento, acqua ,sentimento, silenzio, vuoto,

piramidi senza finestre, Sole e tenebre…..

Tutto di te è dolore e anima,

che danza e muore dentro al mio petto.

Sei nella Natura , l’io più ribelle,

e come molecola unica della sua stessa,

io ti amo caro ragazzo proprio perché diverso,

e ti accolgo in ogni stato,colore,

sesso, religione , qualunque esso sia .

Diverso è unico, meravigliosamente unico,

in questo mondo che mai deve porre sigilli

a chi possiede un’anima, mai uccidere la libertà dell’essere

che vuole conoscere, cambiare nome, pensiero, vita ,

semplicemente in nome dell’Amore.

Se potessi amare è te che sceglierei

Se potessi osservare un volto che sogna, in una notte serena,

con la luce della Luna, poggiata come una carezza sulla fronte,

in silenzio, è te che osserverei….e mi innamorerei all’istante.

Se potessi sentire il tuo respiro, piano ti bacerei, per non svegliarti,

e so che vivrei oltre l’anima.

Se potessi parlare, è con te che parlerei,

ti racconterei i miei sogni e ascolterei i tuoi,

conteremmo insieme le Lune ed i tramonti.

Se camminando potessi incontrare qualcuno,

è te che vorrei incontrare e conoscendoti,

ti sentirei vicino.

E’ scritto nel destino che è te che amerei.

Se viaggiando i miei passi fermandosi nella polvere,

a sostare sotto alberi e strade e macchine,non trovassero nessuno,

non sarebbero comunque soli, perché saprebbero che le distanze,

pur infinite, potrebbero raggiungerti, se solo tu potessi almeno sentire ciò che sento,

questa primavera inesatta che ho nel cuore , come una magia inaspettata.

Tu capovolgi i miei sogni, se ti vedo, è il Mare a venirmi in contro e cammino sull’acqua,

e volo e penso che non c’è cosa più bella al mondo dell’Amore.

Perché una donna non può amare un’altra donna ?

Con un tuo bacio io tocco l’universo.

Se mi vedi, allora il mio cuore batte in modo nuovo,

tutto gira e nasce una musica bellissima , che non so dire,

mi confonde, come la nebbia sottile tra le alte chiome degli alberi ….

Tiene nascosta la polvere dell’anima, vuole uscire,

vuole prenderti per mano e danzare con te in un paradiso di angeli e sorrisi.

Comete infuocate bruciano nel mio petto, se mi guardi, perdo il respiro

E non riesco a tener fermo il mio corpo che salta e non può difendersi da questa primavera inaspettata, da questo sole bellissimo che però acceca ….

Come un cavallo senza ali, precipito e sbatto nel tuo universo, chiuso e rigido come l’inverno,

cado nel buio inseguendo il nome tuo, ma tu non mi rispondi……

Sei una stella che non brilla, come un uragano, passi e rubi il cuore mio, strappi il sentimento ,

spezzi ogni passione e restituisci l’onda di un’emozione, fatta solo di dubbi e di silenzi.

Tu, anima libera e nera della mia stessa, nome incancellabile, resti nell’universo accanto al mio cuore, come linea di luce impercettibile all’orizzonte , per sempre unita e viva nella mia essenza.

Il tempo , vuole ogni stagione , e l’Umanità è unita, perché è insieme,

come la terra e il suo fiore, come l’onda e il suo mare , come me e te in questo sogno….

E solo il silenzio intorno, a far rumore .

Oggi, per un’ istante la penna ha fatto vincere l’amore.

della serie amori queer = amori impossibili. autore KK

SPARIRE

Dobbiamo far attenzione,  alle aspettative degli altri che spesso fingiamo essere  nostre ma in realtà non ci appartengono. Provare a mettersi nei panni degli altri è un’operazione che pochi sanno fare.
I miei  panni, infatti,  mi erano stati cuciti addosso dai miei genitori ed io non avevo condiviso  molte delle scelte che i genitori avevano preso per me.
Li ho  indossati come un manichino per anni finchè qualcosa dentro di me non ha iniziato a premere.
C’era in me  l’esigenza di trovare un mio stile, un mio essere donna. Avevo bisogno di ritrovare me stessa.
Tutto  si è fatto più pressante a quarantacinque anni quando la mia vita mi è apparsa di colpo per quello che era: un deserto in cui la “pianta di Caterina”, la mia pianta interiore, non poteva fiorire.
 Come nutrire quel deserto che sentivo dentro e sbocciare?
Per tutta una intera settimana mi sentìi strana poi nel buio tra le lenzuola finalmente piansi.
 Ecco le lacrime mandate da una “provvidenza” interiore che sa sempre cosa mi serve.
Ecco  le lacrime che bagnano la mia anima in fin di vita assetata di conoscersi.
 Una improvvisa tristezza mi ha fermato e mi ha separato dalla routine quotidiana.
Ecco le lacrime che mi hanno  messo di fronte a me stessa.
Tutte quelle lacrime non sono  state  un  semplice intoppo ad una carriera di successo, come ha pensato  mia madre.
Madre ,  che in buona fede rivoleva subito indietro la sua figlia efficiente, a colpi di psicofarmaci.
Tutte quelle lacrime sono state un’occasione da cogliere al volo per far rinascere la mia  originalità, il mio essere unica ed irripetibile.
Io infatti  in quella notte liberatoria ho avuto l’intuizione giusta:
 SPARIRE.
Quel sabato mattina, fui svegliata  da una specie di impulso improvviso che mi  spinse ad alzarmi e a prepararmi per SPARIRE.
 Misi un po’ di canotte e dei pantaloni in una valigia e la lasciai cadere fuori dalla finestra. Poi come se niente fosse andai  in cucina.
-          - Come mai già sveglia Caterina? – disse mia madre. – Oggi è sabato.
-         -  Sì, ma mi ero dimenticata di dirti che ho un impegno, - risposi  tutto d’un fiato, senza sapere neppure ciò che dicevo.
-         -  Ah, e dove vai?
-          - Da un’amica che abita un po’ lontano. Non tornerò a pranzo.
       Perché avevo parlato così? Io non ho nessun impegno, con nessun’amica.
Eppure uscii, presi la valigia,  salii in macchina e partii.
Mi sentivo tesa al massimo,  desiderosa di arrivare alla mia meta, anche se in quel momento non sapevo affatto di che meta si trattasse.
Sapevo solo che c’entrava il mio pianto, che me ne sarei andata al mare, che lì mi aspettava finalmente qualcosa d’importante.
Macinai chilometri su chilometri, strada su strada, e mi pareva che qualcuno mi guidasse.
Seguivo l’impulso che mi aveva spinto, quel mattino, ad alzarmi ed a mettermi in viaggio senza sapere esattamente per dove.
Avevo perfino finto di ignorare la domanda di mia madre, quando mi aveva chiesto in quale luogo preciso stessi andando.
Non lo sapevo neppure io!
Arrivai al mare dopo qualche ora.
Parcheggiai l’auto in una piccola piazza che non avevo mai visto, poi mi avviai verso la spiaggia. Ormai la stagione volgeva al termine e non c’erano quasi turisti. In particolare il tratto di spiaggia dove mi trovavo era deserto. Sentivo il cuore in gola mentre mi avviavo, con passi sicuri, e potevo vedere il mare, gli scogli, animata da una sensazione di speranza, di gioiosa aspettativa.
Mi pareva addirittura di riconoscere quei luoghi, pur sapendo che non vi ero mai stata prima.
Vidi un bel scoglio più grande degli altri e mi arrampicai.
Arrivai sin quando l’acqua incominciò a lambirmi le caviglie, avevo lasciato le scarpe in riva al mare.
Ero sorpresa.
Mi guardai attorno.
Mi issai sullo scoglio, chiusi gli occhi, come in attesa.
Ad un certo punto vidi una donna avanzare verso di me. Capelli corti, occhi neri figura magra.
-          -  Anche tu una turista ritardataria?
Quella voce mi fece sobbalzare.
-          - No, sono qui solo oggi, od almeno credo … diciamo  turista improvvisata … - balbettai.
La guardavo, stupefatta di tanta bellezza anzi direi  eleganza tra quei lineamenti marcati, in preda ad una emozione inspiegabile, col cuore che mi batteva all’ impazzata.
-         -  Ogni  mattina io vengo  qui per ammirare questo tratto di spiaggia e questo scoglio … e poi in realtà aspetto che si avveri la leggenda ….
-          - Come ? - trasalii
-          - Non sai della leggenda? – disse sorridendo felice di aver attirato la mia attenzione.
-          - Quale leggenda?
-          - Tempo fa, proprio all’ inizio della stagione, ero venuta qui sola, ed un pescatore mi ha raccontato di una leggenda e diceva che avrei incontrato qui il patner  della mia vita, basta solo avere pazienza, crederci ed aspettare perché questo sarebbe accaduto.  Infatti non accade a tutti ma solo a chi ci crede veramente ….
-          - Ma cosa stai dicendo ? – dissi accompagnata da una fragorosa risata!.
Ridemmo entrambe come se fossimo amiche da sempre.
-          - Piacere sono Tania
-          -  E io Caterina, piacere.
Ci stringemmo la mano . Sentivo accanto a me una presenza forte, viva e rassicurante, pronta ad aiutarmi.
-          - Allora non conosci la leggenda che si racconta di quel scoglio?
-           - No non la conosco …
-            - La leggenda dei due amanti della scogliera, che  sono morti qui, dicono per mano del marito di lei  che sessant’anni fa uccise entrambi in seguito ad un attacco di gelosia.  Un uomo potente del tempo passato che non fu mai accusato di niente e che per questo la loro morte fu sempre rimasta inpunita. Perlopiù viene considerata solo una diceria. Eppure qualcuno ci crede davvero.
-           - E dove sono morti?
-           - Proprio lì dove sei seduta tu ora. Poi trascinati dalla corrente il loro corpo non è stato più ritrovato. Quando c’è vento dicono che si senta ancora l’eco delle loro voci o meglio delle loro grida qui tra gli scogli perché il loro spirito è rimasto qui nel luogo del loro amore e luogo della loro morte. Quello spirito che fa si che chiunque si sieda sopra quello scoglio riesca a guardarsi dentro ed a trovare il vero amore.
-           - E tu ci credi?
-           - Io ? donna del ventunesimo secolo, ho voluto crederci. Sarà che vivo nel passato, visto che sono una bibliotecaria e mi occupo di antichi volumi; sarà che sono una persona sensibile ai misteri del passato, ma … mi piace credere che sia così.
Ero frastornata, mi pareva di vivere in un sogno.
Gli raccontai molto di me, della mia fuga, del mio fidanzato che ormai non amavo più, delle mie sensazioni strane, dei miei pianti, via via sino a quell’impulso che quel mattino mi aveva spinta a mettermi in viaggio.
Lei mi sorrise e mi parlò anche lei di se’, della sua solitudine e tristezza e delle sue fantasie.
Tania era una bella donna, dimostrava qualche anno più di me e possedeva uno sguardo magnetico, che mi attraeva terribilmente.
Parlammo molto, durante il pomeriggio ed il giorno seguente ancora e poi il giorno dopo ancora.
Finalmente mi stavo liberando di quel peso e di quelle catene che mi portavo dentro.
Finalmente parlando della mia vita arida come un deserto  ero riuscita a piangere di nuovo e poi a ridere per rifiorire dentro.
Fuggire dai miei  genitori, che avevano riposto su di me troppe aspettative è stata la cosa giusta. Incontrare Tania e quel suo apparire e  dileguarsi mi ha mostrato come le lacrime stavano solo innaffiando il mio “terreno”.
Ora dopo tutti quei tramonti vissuti al mare con Tania e tutti quei bagni ristoratori  sta a me far crescere la pianta  della mia anima. Il gesto di allontanarmi  e di stare a guardare  quel mare  limpido  mi ha riportato alla vita .
Trascorsi quasi un mese accanto a quel mare, a quello scoglio ed a Tania e  in quei momenti “senza tempo” cambiai  mentalità e trovai  il modo di trovare finalmente un po’ di me stessa e della mia creatività lontano dalle mie passate  giornate vuote e cupe. Tania mi ha insegnato ad amare e  a vivere  per far si che si realizzi la mia  identità, la mia  unicità, non per diventare come gli altri, o come ci vogliono genitori e fidanzati ma per diventare come vogliamo noi.
Infatti la mia  identità  non  è importante  che sia un’identità “di successo”, così come voleva mia madre, ma  importa che mi faccia   sentire  a posto “nei miei  panni”.
Ora so guardare dentro di me e far vedere la Caterina che voglio  portare nel mondo. 

Un pugno di mosche

Apro il giornale e come succede spesso ultimamente tra le pagine di cronaca leggo di articoli che parlano di suicidi a causa delle difficoltà e della crisi economica.
Civitanova Marche, coniugi si impiccano per la crisi. Lasciano un biglietto di addio: «I nostri corpi sono nello stanzino» null’altro sentivano il bisogno di dire e poi più nulla per loro.
Crisi, solitudine e difficoltà economiche, hanno ucciso anche oggi .    In questo periodo di recessione c’è tanta gente sola che non sa a chi chiedere aiuto, ma non solo per motivi economici ma anche per motivi di solitudine  e di tristezza.
Ieri a Venezia, Un altro dramma legato alla crisi : un 46enne ex imprenditore si è tolto la vita a Spinea (Venezia). Sembra che alla base del gesto ci siano  problemi economici, ma l'uomo non avrebbe lasciato alcun biglietto di spiegazione. È stato accertato, però, che aveva chiuso l'attività di termoidraulica circa tre anni fa, ma i debiti accumulati, avevano portato al pignoramento della casa e dell'azienda.
Spiegare, Perché?  Probabilmente non serve! Chi deve capire capisca!
Una settimana  fa un dipendente di una azienda di occhialeria aveva paura di perdere il lavoro, quel timore era diventato un'ossessione tale da portarlo a togliersi la vita. Vittima un 46enne di Feltre (Belluno), trovato senza vita in un boschetto nell'area di Pedavena. L'uomo si era allontanato da casa nel pomeriggio, la famiglia allarmata ne aveva denunciato la scomparsa. Lo hanno trovato dopo alcuni giorni morto ormai in stato di decomposizione. 
Ormai si parla di strage di imprenditori e lavoratori che sono stati indotti al suicidio dalle banche e dalla crisi.
La politica tace e la strage continua.
E’ passato soltanto un anno da quando Antonio,  49 anni, si è sparato un colpo alla testa dopo alcuni anni di isolamento e silenzio interrotti solo dalle telefonate delle banche e dalle lettere degli avvocati che lo assillavano per i pagamenti non eseguiti e la minaccia di una vita fallita miseramente. Finalmente si è deciso anche lui di porre fine ad una vita di sofferenze. 
  Con la stessa serenità con cui ci si alza tutte le mattine Antonio si era fatto la barba ed aveva fatto il bagno mettendosi una goccia di profumo. Poi aveva messo il suo vestito  migliore e si era guardato allo specchio.
- Ci si presenta puliti per incontrare la morte.
Era un’ alba calda di luglio quando Antonio  si era incamminato verso il cimitero dove ha salutato i suoi parenti morti e sepolti  nel cimitero a due passi da casa. Davanti alla  tomba di famiglia era riuscito a bisbigliare.
- Ci vediamo tra poco, mamma, papà, cara sorella … a fra poco, finalmente vengo anch’io a riposare con voi.
E’ salito in macchina, con lentezza, si è avviato verso la cooperativa agricola  che lui aveva fatto nascere, aveva visto crescere e nella quale aveva scelto di morire. 

Arrivato,  entra nel  magazzino con nella  mano destra il fucile e nella sinistra la  ventiquattrore piena  di pagamenti non effettuati e debiti non incassati.  Trovato un luogo un po’ in disparte  ha appoggiato il fucile per terra, si è inginocchiato e si è messo la canna in bocca. 

- Basta un colpo, - pensa - un colpo deciso e fermo e per me  è finito tutto. Morto. Per sempre morto definitivamente.
Sta per premere il grilletto quando due mosche lo distraggono e lo infastidiscono. In quel posto pieno di mele marce delle mosche  che ti girano attorno sono una cosa normale. Si appoggiano una sopra l’altra, sulla sua mano, stanche di volare o forse desiderose di fare l’amore. Sono due mosche, come tante. Lui con un gesto veloce le afferra entrambe chiudendole nel suo pugno fermo.
-          Prese - pensa tra sé e sé.
- Stupide mosche, ora siete mie prigioniere - sussurra grato al destino per questa ultima piccola rivalsa.
 - Dopo tutto questo mio lavorare assiduo, dopo tutto questo mio correre e rincorrere soldi e denaro, tempo e lavoro, fregare e farti fregare eccomi qui solo con in mano un pugno di mosche. E’ questo quello che mi merito.
Le mosche continuano impazzite a muoversi dentro la sua mano con un “Zzzz” fastidioso ed ininterrotto.
 - Cosa volete piccole mosche sporche che mangiate le mele marce e camminate sulla merda puzzolente?
 - Volete forse che vi lasci andare? Certo ! è questo che volete! Ma sapete che questo non succederà perché è arrivato il vostro momento … il momento di morire.
 - Zzzzz -  rispondono le mosche sempre più agitate.
 - Cosa volete ancora? -  sussurra alle mosche che si muovono dentro il suo pugno chiuso  
- Mi dite di farla finita vero? E’ insopportabile rimanere lì in attesa che qualcuno si decida a schiacciarti vero? – sorride ironico.
 - Perché lo dovrebbe fare?... è vero non c’è nessun valido motivo è solo la legge del più forte… mi spiace … niente di personale.
E chiude il pugno con uno strano sentimento di piacere. Poi con le mani ancora sporche del corpo schiacciato delle mosche, rivolta l’arma verso se stesso e pone fine alla sua inutile vita.
Uno sparo è bastato un solo sparo e poi silenzio. Nell’aria solo silenzio.
La sera prima Antonio  aveva salutato per l’ultima volta  sua figlia maggiore Luisa  e la sua unica nipote Eliana, ed aveva mandato un sms di addio al suo ex compagno Bruno.
La sera prima, prima di andarsene a letto per dormire la sua ultima notte dopo tanto tempo aveva pregato e aveva dato un bacio sulla fronte del Gesù crocifisso.
-          Anche a tè, te l’hanno fatta sporca quella volta! Addio mondo! Chissà se ci sarà una prossima vita che possa riscattare questa. Addio figlia! Addio Bruno amore proibito che non sei riuscito a capire la mia disperazione ma che in fondo a modo tuo mi hai amato tantissimo. Addio, e cerca almeno tu  di non farti schiacciare dagli eventi.
 Poi chiuse gli occhi, solo nel suo letto e pianse in quella sua ultima notte insonne.
Ma non disse niente. Perché non aveva più niente da dire, non c’era niente da spiegare. Cosa serve scrivere a persone che mai avrebbero capito, e che forse sapendo avrebbero fatto qualcosa per fermarti? No! Non voleva rischiare di essere fermato. Inutile spiegare la follia di una vita fatta per accumulare denaro e poi invece tutto finisce e tutto tace. Voleva che finisse tutto senza lasciare traccia. Neppure un biglietto di addio voleva lasciare dietro di sé. Voleva solo essere dimenticato il più velocemente possibile.
La sua è stata davvero una scelta. Una scelta a lungo riflettuta, preparata, accompagnata dalla stesura di un’agenda scritta in dettaglio. È proprio questo memoriale a rivelarci un percorso che nulla ha a che fare con  la crisi di un momento. La sua è un’uscita di scena consapevole, programmata  e razionale. È la decisione di una persona che ha vissuto pienamente coltivando sino alla fine le sue due  uniche passioni:  il lavoro e la politica e portando con sé il segreto di un amore che non aveva potuto rivelare a nessuno.
Questa vita maledetta, piena di menzogne, e amori impronunciabili in parte ispiratrici anche di quest’ultimo gesto.
Il suo è stato un salto nel vuoto di chi non sa adeguarsi alla legge della violenta competizione del mercato, della falsità dell’immagine da presentare al mondo e non accetta la sconfitta. Questo è stato il suo ultimo gesto.
 A un anno dalla scomparsa di Antonio, ancora ora per Bruno (il suo ex compagno) è incomprensibile  il suo gesto. Solo ora Bruno capisce perché spesso lo vedeva immerso nei suoi lunghissimi silenzi ed alla domanda:
- Cosa hai? – Lui rispondeva sempre – Niente!
 Antonio non voleva parlare del suo desiderio di assaporare con la morte la libertà da questa economia che schiavizza. Perché se è vero che non decidiamo dove e quando nascere c’è chi vuole avere la libertà di scegliere dove e quando morire.
Bruno si era accorto che Antonio alla fine della sua vita ha compiuto quel gesto estremo perché era entrato da tempo nel tunnel della depressione. Una depressione che toglie la possibilità di trovare soluzioni alternative. Bruno aveva capito che questo gesto estremo alimentato da una situazione economica disastrosa, ed ad una situazione sentimentale insostenibile era nato nella mente di Antonio e nella sua anima da tempo fragile e vulnerabile.

Bruno aveva intuito che Antonio non voleva avere la possibilità di essere aiutato ad uscire dalla sofferenza della depressione.
Così Bruno lo aveva lasciato al suo destino. Ora un grande ed ingiusto senso di colpa lo stava tormentando e non lo avrebbe mai abbandonato sino alla morte. 

Luigia.
Quando due cuori battono all’unisono, quando due anime si fondono in una sola, allora possono accadere cose incredibili e meravigliose…